Cunardo - “Fino all’ultimo giorno della mia vita”: a Cunardo oltre 200 persone con Salvatore Borsellino - - Varese News

Oltre duecento persone si sono raccolte con rande spirito civico e partecipazione lunedì sera nella suggestiva cornice della Baita del Fondista di Cunardo, per ascoltare la voce di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nel 1992. La serata, intitolata come il suo libro “Fino all’ultimo giorno della mia vita”, è stata molto più di una presentazione: ha rappresentato un momento di intensa riflessione collettiva, un salotto intimo e informale – come l’ha definito il moderatore prof. Alessandro Guastella – in cui la memoria è diventata seme di consapevolezza, soprattutto per le nuove generazioni.
L’iniziativa è stata organizzata dall’Amministrazione comunale di Cunardo, con il patrocinio della Comunità Montana del Piambello, e resa possibile grazie al lavoro volontario e appassionato delle associazioni promotrici: UCIIM Varese (sezione Paolo Borsellino e Rocco Chinnici), Su La Testa e l’Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Varese. Un impegno che testimonia, ancora una volta, come la forza della cittadinanza attiva riesca a generare eventi culturali e civili di altissimo spessore.
A dare apertura alla serata, la sindaca di Cunardo Pinuccia Mandelli, che ha ringraziato tutti i partecipanti per la loro presenza, evidenziando sin da subito il clima di comunità e rispetto con cui è stata accolta l’iniziativa.
A seguire, i saluti del presidente della Comunità Montana del Piambello, Paolo Sartorio, che ha ricordato l’importanza di costruire alleanze tra istituzioni e cittadini per contrastare ogni forma di illegalità.
Tra gli interventi istituzionali, di particolare rilievo quello della dott.ssa Elisabetta Silvetti, Vicaria del Questore di Varese, che ha sottolineato il valore educativo dell’incontro: «Offrire ai giovani l’opportunità di conoscere la storia recente del nostro Paese è un dono prezioso per costruire cittadini consapevoli.»
Numerose le autorità presenti in sala: il sindaco di Brezzo di Bedero Daniele Boldrini, il capitano della Guardia di Finanza Roberto Castorina, comandante della compagnia di Luino, il luogotenente dei Carabinieri Filippo Pellegrino, comandante della stazione di Marchirolo, insieme a rappresentanti della Protezione Civile del Piambello, accorsi con tanti giovani volontari. Forte anche la partecipazione del mondo scolastico e dell’associazionismo: diversi docenti, salutati con gratitudine dal moderatore, che ha voluto ricordare come l’educazione civica debba essere una responsabilità collettiva, spesso affidata alla sensibilità di chi ogni giorno lavora tra i banchi.
Accanto a Salvatore Borsellino, che ha raccontato con profondità e commozione la figura del fratello Paolo, erano presenti i rappresentanti delle associazioni promotrici: Roberto Leonardi, Luigi Piccirillo e Filippo Tomasello, testimoni dell’impegno quotidiano per la legalità e la memoria.
Tra i presenti, hanno avuto un ruolo fondamentale anche le consigliere del direttivo UCIIM Varese, Raffaela Pane, Eliana Sagrillo e Marilù Reale, che hanno contribuito con grande entusiasmo e impegno nella promozione e divulgazione dell’iniziativa, credendo fortemente nel valore della testimonianza e nella capacità formativa di occasioni come questa.
Il momento più toccante della serata è arrivato con la lettura della lettera incompiuta che Paolo Borsellino scrisse proprio la mattina del 19 luglio 1992, poche ore prima della strage di via D’Amelio. Una lettera mai conclusa, mai recapitata, ma che oggi rivive come testamento morale, rivolto soprattutto a quei giovani in cui il giudice riponeva tutta la sua fiducia.
Una fiducia ben riposta, come ha dimostrato la massiccia presenza di giovani tra il pubblico: attenti, silenziosi, coinvolti. Giovani che non erano nati nel 1992, ma che oggi scelgono di conoscere, capire, custodire e trasmettere una memoria che non è solo storica, ma civile, etica, viva.
La serata è stata trasmessa in diretta Facebook sulla pagina ufficiale di UCIIM Varese, dove ha superato le mille visualizzazioni, segno concreto che l’interesse e la sete di giustizia non si fermano ai confini di una sala, ma si estendono in una comunità sempre più ampia.

Al termine dell’incontro, un lungo momento di firmacopie e saluti personali con Salvatore Borsellino, che con attenzione e umanità ha accolto ogni persona, protraendosi fino a tarda sera. Un gesto che ha suggellato l’autenticità di una testimonianza vissuta in prima persona e condivisa con chi sceglie, ogni giorno, di non dimenticare.
«Questa serata ci ricorda che la memoria non è una ricorrenza, ma un’azione quotidiana. E che le associazioni, i volontari, le istituzioni e tutti i cittadini che si impegnano in questi percorsi contribuiscono a costruire una società più giusta, consapevole e resistente all’indifferenza. Perché, come ha ricordato Salvatore Borsellino, “ognuno può fare qualcosa”. Anche solo essere presenti. Anche solo ascoltare. Anche solo ricordare», hanno spiegato gli organizzatori.
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